R I C O S T R U I RE  

  Anno XVI n. 20 -  Satira - Umorismo - Varia Umanità - Esce quando scoppia: ogni giorno.    Ora su Internet                    Storia di un Italiano di Sinistra

     LA CORRIDA: TRA STUPIDITA' E VILTA'  

Spagna- Due elementi della natura si scontrano: chi vince getta l'orecchio dell'altro come trofeo di vittoria: è la vita.  Ma così è solo nell'immaginario di derivazione cinematografica. Nella realtà, dove il sangue è rosso, quello che accade nella Plaza de toros è solo una macellazione atroce in un balletto tra viltà e stupidità. Quando il toro entra nell'arena, annunciato dal ritmo incalzante, che conosciamo, è proprio quella che si dice una forza della natura, terrificante, baldanzosa, una massa muscolare terribile. Il pensiero va al "Matador": ma chi glielo fa fare ?! Il toro si ferma  per un attimo: un colpo di coda deciso, un tic della testa, come a schiacciare pensieri di clemenza, e giù a testa bassa, come sa fare lui. In realtà lo hanno tenuto al buio per delle ore: è semplicemente incazzato, come lo sarebbe chiunque.
 A quel punto i sette baldi, che chiamano "matador", se la danno a gambe elevate dietro i parapetti. Entra in scena così la viltà! Data qualche cornata al parapetto, capisce subito che quella strada non porta da nessuna parte. E' sorprendente a volte la somiglianza di certi comportamenti del regno animale con il bipede : si ferma di scatto, inarcando il collo, come per dire:
"Vediamo quando ti decidi a uscire!".

     I "Suricilli", che da queste parti si ostinano a chiamare "matador", escono, sì, ma quelli che si trovano dalla parte opposta: "Olè ! " ed inizia il balletto del "pareo", la pezza rossa, contro la quale il toro combatte la sua battaglia per la sopravvivenza. Introduciamo così la stupidità taurina, che merita qualche riflessione giusto perché non si pensi a ricostruzioni a tavolino.
   Caspita! è mai possibile che millenni di ingiurie mortali, di sberleffi atroci, non abbiano impresso alcuna memoria storica nel corredo genetico di un animale, che a prima vista tutto potrebbe sembrare, meno che stupido? Eppure è cosi: basterebbe spostare il tiro di qualche centimetro, per fare schizzare il matador sugli spalti. E invece, come vedremo, sugli spalti finirà un lembo delle sue orecchie.
   Più furbo il topo: è capace di vanificare i più moderni ritrovati della chimica, per farlo fuori. Se ci cade una generazione, non c'è  alcuna certezza che la cosa si ripeta con la successiva: il topo è  furbo, quanto è stupido il toro.

    Per tutto il tempo della macellazione, che qui chiamano corrida, è un accanirsi forsennato contro una pezza : secoli non sono valsi a insegnargli che il suo nemico è solo pochi centimetri più in là, per  porre fine alle sue sofferenze atroci, come presto vedremo.
   Per dire in breve, con quella massa muscolare baldanzosa, anche se stupida, il gioco, quanto meno, si trascinerebbe per le lunghe, non senza rischi. Invece è  già  deciso che deve durare solo un quarto d'ora: altri cinque tori, vittime predestinate, aspettano al buio: bisogna fare presto, prima che  ci scappi il morto bipede!
   Entra in scena, a questo punto, il "Deus ex machina" : un caballero su un cavallo monumentale, imbottito per l'occasione, quindi ancora più imponente. Un trattore avrebbe qualche difficoltà a  smuoverlo.
   Il toro, sollecitato anche dal rumore delle staffe, che sembrano due scarponi, si avventa a testa bassa: il rumore delle cornate si sente da fuori la "plaza". Lo mette alle corde e dai ora e dai ancora, butterebbe a terra cavallo e cavaliere, anche se, se ne stanno appoggiati al parapetto: non si sa mai si perdesse  l'equilibrio!
   Ma come sono furbi questi spagnoli! il caballero gli conficca sei centimetri di ferro con la forza dell'equilibrio precario: il sangue comincia a scorrere, la baldanza diventa rabbia, fino a spegnersi. Per ora e' solo una ferita: niente, rispetto a quello che sta per accadere! Due, tre, quattro, cinque, sei, sette spade ballano dentro altrettante ferite: è  l'inizio della fine! Lo sguardo si appanna, la rabbia sbolle in una rassegnazione stanca: si ferma, in una pozza di sangue, fa la pipì. Ha già perso, ma dov'è stata la partita?

   A quel punto, stupefacente, si mette in ginocchio e, novello Ercole nelle sette fatiche, offre indomito il petto ignudo! Peccato, che in quel momento il toro non vedrebbe neanche una montagna: starà a chiedersi dove sia capitato e perché tanta atroce crudeltà? Non doveva essere un gioco ad armi pari!?

   Poi, la spada mortale: stramazza a terra nell'ennesimo attacco alla pezza rossa. Gli spagnoli, presenti, si eccitano e applaudono. Non è ancora finita: entra in scena il "macellaro". La lama di un coltello per trenta interminabili secondi cerca qualcosa che finalmente trova: lo sguardo spalancato sul  vuoto, la lingua contorta in un gemito sordo e profondo. E' morto! Gli spagnoli presenti si eccitano e applaudono. Poi il colpo del maestro: il matador con le sue mani taglia un pezzo di orecchio e lo lancia come trofeo (di cosa?) sugli spalti.

   Gli spagnoli presenti si eccitano e applaudono. Solo loro, però. La disapprovazione degli stranieri è unanime e perentoria : mai più  verrò qui!

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